Siamo tutti Leopardi col virus degli altri

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Siamo tutti Leopardi col virus degli altri

Sempre caro mi fu quest'ermo domicilio,
E questa finestra, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il virus
Odo stormir tra queste genti, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte persone, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immobilità s'annega il pensier mio:
E il navigar m'è dolce in questo web.

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